La bufala di Amina, la blogger siriana lesbica che, si diceva, era stata arrestata dalla polizia di Assad, racconta molto del giornalismo del 2011.
Innanzitutto la tendenza a recuperare "notizie" direttamente dal web, stando comodamente seduti al proprio computer.
L'
articolo di Repubblica.it, ma il coro è unanime, ricalca i comunicati stampa della cugina di Amina.
E poi se la notizia da dare è coerente con la propria linea editoriale, la verifica sembra essere più leggera del solito. Una siriana che, in perfetto inglese, un po' chiedeva diritti civili e un po' accusava Assad era perfetta. Peccato che nessuno l'avesse mai vista.
La cosa più difficile da credere, in fondo, è che il regime siriano, con tutti i problemi che ha, perdesse tempo ad arrestare una blogger. Diamo ancora troppo poco fastidio per essere arrestati (purtroppo?)
Update 13/6Sono stati svelati tutti i dettagli di questo grande scherzo internazionale.
Repubblica.it dice che ci sono cascati grandi giornali americani, e non si scusa per esserci cascata a sua volta.
Interessanti sono le giustificazioni dell'autore del finto blog. In pratica - dice - scrivevo solo quello che voi volevate leggere.